Negli ultimi mesi, l’introduzione di nuovi dazi doganali su prodotti tecnologici ha scatenato un’ondata di preoccupazioni tra gli analisti e i consumatori europei. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti, Cina e Unione Europea rischiano di trasformarsi in rincari concreti per chi acquista uno smartphone in Italia o altrove nel continente. E l’iPhone, fiore all’occhiello di Apple, è tra i prodotti più esposti.
La catena globale dell’iPhone e la vulnerabilità ai dazi
Anche se l’iPhone nasce in California, la produzione avviene quasi interamente in Asia, principalmente in Cina, India e Vietnam. Apple si affida a fornitori come Foxconn e Pegatron, che assemblano milioni di dispositivi ogni trimestre. Questa rete complessa è stata costruita per ottimizzare i costi, ma è anche estremamente sensibile a ogni forma di tariffazione internazionale.
Negli ultimi anni, per ridurre la dipendenza dalla Cina, Apple ha spostato parte della produzione in India e in Vietnam. Tuttavia, questi cambiamenti non sono ancora abbastanza strutturati per sfuggire all’impatto delle tariffe imposte dagli USA e potenzialmente anche dall’UE.
Secondo un’analisi pubblicata da Reuters, i nuovi dazi potrebbero arrivare a colpire fino al 54% del valore dei componenti importati da paesi extra-UE, generando un’impennata nei costi di produzione che, inevitabilmente, verrebbe trasferita sull’utente finale.
Quanto aumenteranno i prezzi?
Ad oggi, l’iPhone 15 base parte in Italia da 989 €, mentre l’iPhone 15 Pro Max supera i 1.489 €. Con l’introduzione di nuovi dazi — e considerando un possibile trasferimento totale del costo sul consumatore — i rincari potrebbero toccare il 20-30%.
Un iPhone 16 Pro Max potrebbe costare oltre 1.900 € in Italia.
In uno scenario estremo, ipotizzato da Wired Italia, il prezzo dei modelli più avanzati potrebbe addirittura superare i 2.500 €, rendendo lo smartphone di Apple un vero e proprio bene di lusso, sempre più lontano dalla portata di molti utenti europei.
Un’Europa preoccupata e in cerca di equilibrio
Le autorità europee stanno osservando con attenzione l’evolversi della situazione. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato in una conferenza a Bruxelles che “la tutela del mercato unico non può avvenire a scapito dell’accessibilità tecnologica per i cittadini europei”.
In parallelo, si discute di possibili dazi di ritorsione e di una tassa digitale sui colossi tecnologici americani. Ma tali misure potrebbero peggiorare la situazione invece che risolverla.
Nel frattempo, Apple evita dichiarazioni ufficiali, ma secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg, il colosso di Cupertino starebbe già valutando una strategia di “prezzi selettivi”, mantenendo più bassi i costi dei modelli entry-level e aumentando in modo più marcato quelli di fascia alta.
Le conseguenze sul mercato europeo
Oltre ai consumatori, anche distributori, operatori mobili e rivenditori italiani potrebbero subire l’effetto domino dei dazi. Più che mai, il mercato dei dispositivi usati e dei ricondizionati potrebbe esplodere, mentre i brand concorrenti come Samsung, Xiaomi e OnePlus si preparano a sfruttare la situazione a loro favore.
"Un mercato dove un iPhone supera i 2.000 euro è un’opportunità per la concorrenza", ha affermato Luca Colombo, esperto di economia digitale, intervistato da Il Sole 24 Ore.
L’aumento dei prezzi degli iPhone non è più solo una possibilità teorica, ma un rischio concreto in un mondo sempre più interconnesso e politicamente instabile. L’Europa, e in particolare l’Italia, si trovano davanti a una sfida: preservare l’accessibilità tecnologica senza compromettere gli equilibri commerciali globali.
Nel frattempo, Apple naviga in acque agitate, cercando di bilanciare margini, produzione e fedeltà del cliente. Per l’utente finale, la domanda diventa inevitabile: fino a che punto siamo disposti a pagare per restare dentro l’ecosistema Apple?